SANTUARIO DELLA NATIVITA' DI MARIA

L’origine del Santuario di Vicoforte risale all’età medievale e trova spiegazione in un insieme di storia e leggenda: stando alla tradizione sul finire del 1400 un fornaciaio fece erigere un pilone campestre con l’immagine della Madonna con bambino per propiziare la buona cottura dei suoi mattoni. Per quasi un secolo il pilone rimase nascosto tra i rovi della valle fino a quando un cacciatore, nel 1592, lo colpì per sbaglio scalfendo proprio il ventre della Vergine che miracolosamente sanguinò. Per espiare il suo peccato, il cacciatore, Giulio Sargiano raccolse fondi per riparare il danno e da quel momento anche la popolazione di Vico contribuì, profondamente scossa dall’avvenuto e devota alla Vergine. La prima cappella attorno al pilone venne eretta nel 1594 come ringraziamento alla Vergine per la liberazione di Vico da una pestilenza e solo un anno dopo, Il Vescovo di Mondovì autorizzò la devozione alla Sacra Immagine, ormai metà di grandi pellegrinaggi.

Ciò attirò le attenzioni non solo di popolazioni afflitte da fame e povertà ma anche della nobiltà tanto che il Duca Carlo Emanuele I di Savoia, nel 1596, commissionò all’architetto Ascanio Vitozzi la costruzione di una grande santuario in onore della Vergine, per accogliere i fedeli ma anche per destinarvi la futura sepoltura del casato (funzione in seguito spostata alla Basica di Superga). La costruzione subì forti rallentamenti alla morte dell’architetto nel 1615 e si arrestò del tutto alla morte del duca solo 15 anni dopo. Non aiutarono nemmeno la devastante peste del 1630, la guerra civile e la grande ribellione del sale, la cui fine segnò un cambio di rotta: la Vergine venne incoronata nel 1682 come ringraziamento e la costruzione del Santuario riprese a cura dell’ingegnere e architetto Francesco Gallo su incoraggiamento di Filippo Juvarra.

Nel 1700 i lavori ripresero con forte slancio, venne eretto il grande tamburo e completata la grande cupola simbolo del grande barocco piemontese. Fu poi il turno delle grandi opere pittoriche portate a termine da numerosi artisti tra cui I Dallemani e Sebastiano Galeotti, ma soprattutto Mattia Bortoloni e Felice Biella che svilupparono oltre 6000 mq di affresco a tema unico tra il 1746 e il 1748.

Il santuario assunse la forma attuale nel 1884 quando vennero costruiti i campanili e le tre facciate per mano dell’architetto Camillo dei conti Riccio, poco dopo il riconoscimento della rilevanza del tempio come monumento nazionale con regio decreto del 1880.

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